mercoledì 3 aprile 2024

Il Mostro di Firenze Addendum 2: sulla lettera a Paolo Vagheggi



The greatest challenge to any thinker is stating the problem in a way that will allow a solution.

Bertrand Russell




Una (originariamente) Lettrice del blog, divenuta successivamente un’amica, mi aveva interpellato, circa sette mesi addietro, riguardo alla famosa lettera ricevuta dal giornalista Paolo Vagheggi. Più che una domanda sembrava una richiesta; ma lei non aveva specificato nulla, e non mi fu immediatamente chiaro cosa mi stesse chiedendo esattamente.

Così, presi in considerazione il possibile significato della missiva, e lo misi per iscritto, per inviarglielo in formato PDF.

Nel frattempo, però, mi aveva chiarificato come il suo interesse fosse diretto soltanto alla busta, e precisamente all’indirizzo scritto su di essa, e non al suo contenuto.

Ma una volta che avevo considerato la questione relativa ai contenuti della lettera, le inviai comunque le mie conclusioni.

Qualche mese dopo mi chiese:
“Ma perché non pubblichi sul blog ciò che mi hai inviato?”. Le risposi che ci avrei pensato.

Ci ho pensato, ed eccolo qui, “depurato” da qualche riferimento più personale, o da quelle parti che assumevano un significato preciso solo quando integrato da ciò che ci eravamo detti interloquendo direttamente.

In estrema sintesi, l'ipotesi della mia amica é che la composizione dell'indirizzo sulla busta, eseguita incollando delle lettere ritagliate, fosse stata pesantamente "ispirata" da quella della busta inviata a Silvia Della Monica; e che tale rassomiglianza nella disposizione delle lettere fosse stata creata ad arte, allo scopo di indurre a ritenere che esse provenissero dalla stessa persona.

La validità di una tale ipotesi non sarebbe fine a sé stessa, ma avrebbe delle implicazioni notevoli, in quanto nel novembre del 1988 (quando Vagheggi ricevette la lettera) le immagini della busta indirizzata a Silvia Della Monica non erano ancora di dominio pubblico, e pertanto se l'autore della lettera a Vagheggi fosse stato ispirato dalla precedente, avrebbe avuto una sorta di "canale preferenziale" che gli avrebbe dato accesso a ciò che il cittqdino comune non avrebbe avuto modo di conoscere.

La parte relativa all’indirizzo sulla busta è in qualche modo rimasta nel testo, ma il suo significato resterà comunque poco chiaro. Tu, Lettore, tralasciala pure; rendere più comprensibile quella parte avrebbe significato scrivere di sana pianta un altro post, e ciò non rientrava nelle mie intenzioni




Desidero focalizzare la tua attenzione su due aspetti: la motivazione e la comunicazione.

Il “Mostro di Firenze” non ha mai comunicato con gli inquirenti. Mai. Se analizzi, anche superficialmente, le comunicazioni di Zodiac o di Jack the Ripper ti accorgi della differenza abissale che esiste tra la loro maniera di comunicare, e l’assenza assoluta di comunicazioni da parte del “Mostro di Firenze”.

L’unica missiva proveniente dal “Mostro” è quella inviata a Silvia Della Monica; ma la lettera è inviata a Silvia Della Monica, non agli inquirenti o alle forze dell’ordine. Silvia Della Monica non si occupava (più) del caso.

Non conteneva alcuna “comunicazione” e men che meno un invito ad iniziare una qualunque forma di interlocuzione. Non c’era una sola parola all’interno della lettera. C’era solo un invito simbolico. Per me l’invito simbolico era chiaro; l’ho scritto sul blog. Per Silvia Della Monica fu altrettanto chiaro; lo ha dichiarato lei stessa in più di un’intervista.

Tralasciando me, del quale ovviamente al “Mostro di Firenze” non sarebbe importato un fico secco, la lettera ha assolto perfettamente alla scopo. Il risultato non è stato quello voluto, perché la Della Monica si è ritratta, ma questo è un altro aspetto.

Se il “Mostro di Firenze” avesse voluto realmente “comunicare” avrebbe scritto ad altri. Avrebbe scritto, e non inviato solo minuscoli frammenti di resti umani (mi sembra di ricordare – cito a memoria – che Jack the Ripper inviò ben mezzo rene, ed accompagnato da una lunga missiva).
Avrebbe risposto agli inviti di Perugini e di Abraham.
Ma non gli interessava minimamente “comunicare”. Non erano queste le motivazioni che lo spingevano.

All’epoca in cui giunse il lembo cutaneo alla Della Monica, la tecnologia di allora avrebbe permesso di individuare:

1) Il gruppo sanguigno dell’individuo

2) Se erano presenti elementi cellulari nucleati, il sesso

3) Se erano presenti porzioni di tessuto diverso dal sottocute, che si trattava di frammento di ghiandola mammaria

Quindi, se il minuscolo frammento avesse contenuto una piccola porzione di ghiandola mammaria, si sarebbe potuto determinare al più che si trattava di un frammento di mammella femminile umana.

Si sarebbe potuto prendere in una sala settoria, in un reparto di chirurgia, in un laboratorio di anatomia patologica, in un cimitero… ed avrebbe potuto essere di chiunque.

Questo, non cambia niente.

Se ad inviarlo non fosse stato il “Mostro di Firenze”, quale sarebbe stata la motivazione che avrebbe spinto un’altra persona ad inviarlo? Per il “Mostro” la motivazione era chiara, persino ovvia; ma per un’altra persona?

Un mitomane o qualcuno affetto da mania di protagonismo, che avesse voluto entrare nelle vicenda, seppur anonimamente, avrebbe scritto. Avrebbe reiterato il gesto. Tanto più che procurarsi un lembo di mammella, a meno che non fosse stato un medico, un infermiere o un inserviente di sala settoria, sarebbe stato complicato.

Invece, nulla. Quella lettera aveva solo un significato, ed uno scopo. Inteso il messaggio, ma non raggiunto lo scopo, la cosa si è chiusa lì.

Diversa è la faccenda della lettera a Vagheggi.

Lì è contenuto una forma di messaggio. Se la tua ipotesi è corretta, chi l’ha inviata avrebbe “sfruttato” la missiva originale per crearne un seguito. Cerco di spiegarmi meglio.

Dicevo che un mitomane avrebbe scritto (e questo lo ha fatto) ed avrebbe reiterato il gesto (ed il suo gesto in questo caso avrebbe voluto rappresentare la reiterazione del precedente, la lettera autentica).

Quindi, in questo puoi avere assolutamente ragione. Se avesse voluto fingere la reiterazione del vero “mostro”, non potendo inserire frammenti di resti umani (sia perché avrebbe avuto difficoltà a procurarsene qualcuno, sia perché non erano più avvenuti omicidi) il “legame” o presunto tale con la precedente lettera avrebbe potuto essere costituito dall’elemento che tu hai rilevato. (NdR/A: chi ha inviato la lettera a Vagheggi avrebbe potuto voler simulare un "seguito" di quella inviata alla Della Monica, mimando in qualche modo la composizione dell'indirizzo sulla busta, ma con contenuti assolutamente diversi. La busta, e più precisamente le modalità di composizione dei ritagli, avrebbe così voluto evocare l'idea che le due missive avessero un mittente comune, e cioé che anche la lettera a Vagheggi sia stata inviata dal "Mostro", posto che nella prima non vi era inserita alcuna "firma" che potesse essere replicata.)

Veniamo un momento alla possibilità che avevo ventilato, e cioè di un’inconsapevole sistemazione delle lettere con quella inclinazione dipendente da i reciproci rapporti tra la foggia della lettera “F” e quella della lettera “I”.

Ho cercato sul Web delle immagini di altre lettere anonime composte con la stessa metodica (ritagli di giornale incollati). Purtroppo la ricerca si è rivelata più difficoltosa di quanto immaginassi.

Ho scoperto che c’è chi addirittura vende lettere ritagliate per comporre lettere anonime, così le ricerca di immagini sono inquinate da ‘ste robe. Volendo allora proseguire sulla linea della mia illazione, e cioè, che il posizionamento della “I” dopo la “F” venisse condizionato dalla foggia della lettera precedente, ciò avrebbe dovuto valere anche in altri casi. Quindi, una “I” dopo una “L”” sarebbe dovuta risultare inclinata in modo opposto. Ho trovato un paio di occorrenze di ciò (una è nella stessa lettera alla Della Monica – REPUBLI-), ma ciò non avviene.

Inoltre, un altro parametro che condiziona il modo e l’inclinazione con i quali le lettere vengono posate potrebbe essere costituito dal modo in cui sono state ritagliate, e l’eventuale necessità di mascherare parte della lettera successiva; ciò sembra sia avvenuto proprio in “FIRENZE” della lettera alla Della Monica.

Ho quindi proseguito sulla linea della tua osservazione, assumendo che il posizionamento sulla busta indirizzata a Vagheggi sia stato voluto. Ragionandoci un po’ su: 
 
  •  Il contenuto della busta doveva necessariamente essere diverso da quello della lettera alla Della Monica 
  • Se l’intero indirizzo fosse stato scritto nel medesimo modo avrebbe evocato falso ed emulazione (come avviene nella grafia ricalcata o quando un’intera parola viene ricopiata pedissequamente) 
;Quindi l’unica possibilità sarebbe stata quella di introdurre un elemento evocativo che ad un’occhiata avrebbe potuto ricondurre, anche inconsciamente alla lettera precedente.(NdR/A: l'analogia sarebbe dovuta risultare suggestiva ma naturale; una composizione esattamente identica avrebbe denunciato una pedissequa ricopiatura e quindi il falso)

Non ci resta allora che passare ai contenuti: cosa avrebbe voluto “comunicare” il mittente?

Ne abbiamo già parlato al telefono, ma ribadisco qui il mio pensiero con un minimo di supporto grafico. Qui c’è una copia dell’originale:




Questa è una riproduzione schematica contenente le mie aggiunte. La tabella originale è quella definita dai caratteri in nero.




La prima riga ha una casella vuota sulla sinistra; le altre contengono i simboli di Sole, Luna, Mercurio, Venere e Marte. Sarebbero l’intestazione delle colonne

La colonna di sinistra, eccetto che per le righe completamente vuote che fungono da spaziatori, conterrebbe il valore di Ascensione Retta del Sole al momento dell’omicidio, seguito dalle due ultime cifre dell’anno in cui esso è avvenuto. Le caselle successive rappresentano la posizione dell’oggetto celeste (sempre “pianeta” per l’astrologia, Sole e Luna compresi) rispetto ai segni zodiacali; cioè, é riportato il segno zodiacale in cui il relativo pianeta si troverebbe al momento dell’omicidio.

Rispetto agli omicidi del “Mostro” vi sarebbero allora due righe in più. La prima, tra l’omicidio del 1968 e quello del 1974, indicherebbe un ipotetico omicidio nel 1972. La seconda un omicidio in un tempo indeterminato posteriore al 1985.

In ambedue le caselle relative agli ipotetici omicidi, inesistenti, mancherebbe il valore di Ascensione Retta; in quello successivo al 1985 anche l’anno. Nella riga dell’ipotetico omicidio del 1972 in luogo del valore di Ascensione Retta sono contenute le lettere “ME”, mentre quella relativa all’ipotetico omicidio posteriore al 1985 è completamente vuota. Le caselle relative alle posizioni zodiacali dei pianeti sono vuote nella riga dell’ipotetico omicidio del 1972; in luogo di esse si legge la parola “may”. Le caselle relative ad un ipotetico omicidio posteriore al 1985 che riguarderebbero le posizioni dei pianeti contengono invece i simboli zodiacali, con l’eccezione di quella relativa al Sole.

L’Ascensione Retta di un oggetto celeste è il valore (in ore, minuti, secondi e frazioni di esso) dell’arco di circonferenza di equatore celeste compreso tra il punto ɣ (equinozio di primavera, intersezione tra eclittica ed equatore celeste) e l’intersezione del meridiano che passa per l’oggetto con l’equatore stesso. In termini più semplici è la distanza angolare tra il meridiano del punto ɣ e quello che passa per l’oggetto

Il Sole in un anno solare percorre un’intera circonferenza, l’eclittica, che è un cerchio massimo, partendo dal punto ɣ e ritornando al punto ɣ, pertanto nel corso di un anno solare il Sole assume tutti i valori di Ascensione Retta da 0 a 24. Ciò significa che in un certo anno ad un dato valore di Ascensione Retta corrisponde una data ben precisa. Se il valore giunge fino ad un decimale di secondo d’arco, oltre alla data viene individuato anche l’orario con la precisione del minuto. Nel caso dei valori di Ascensione Retta contenute nella missiva originale, riportate con un’accuratezza del secondo d’arco, la precisione sarebbe di sei minuti.

I valori di Ascensione Retta di qualunque oggetto celeste “fisso” variano lentamente con un periodo principale di circa 26000 anni; pertanto, quando si specifica un valore di Ascensione Retta occorrerebbe specificare anche l’anno di riferimento. In Astronomia si usa riferirsi alle coordinate equatoriali (Ascensione Retta e Declinazione) relativi a metà o a fine secolo. Nell’ultimo secolo si sono così usate le coordinate equatoriali dell’anno 1950, poi del 2000 e tra poco si useranno quelle del 2050. Gli atlanti celesti, ad esempio, si uniformano a tale convenzione, quindi il valore misurato sulla carta celeste sarà quello riferito ad uno di questi anni. Per conoscere il valore negli anni, o mesi, intermedi occorre calcolare lo scarto tra valore attuale e quello dell’equinozio di riferimento. Il calcolo, senza almeno una calcolatrice scientifica, è tedioso e relativamente lungo, per cui, dovendo calcolare “a mano” (con gli strumenti informatici odierni non è più necessario) le coordinate reali, si usava un metodo di interpolazione tra valori elencati nelle effemeridi, con una cadenza costante.

Lo stesso problema relativo alla precessione degli equinozi si riscontra tra le stelle e le loro associazioni in gruppi (costellazioni). L’astrologia non ha mai corretto tale effetto, per cui odiernamente i segni zodiacali non hanno più corrispondenza con le relative costellazioni. La differenza è di poco più di 30°, pertanto, in linea di massima, se l’astrologia dice che un pianeta si trova in un segno, in realtà è nella costellazione del segno precedente. Cioè, ad Ariete in realtà corrisponderebbe, astronomicamente, la costellazione dei Pesci, al segno del Toro la costellazione dell’Ariete e così via. Abbastanza ovviamente, se Sole e Luna si trovano nello stesso segno, la Luna era nuova, mentre se i segni sono contigui, vi sarebbe stata una fase lunare inferiore ad un quarto.

La prima riga, così andrebbe letta come: “ l’evento in questione è accaduto quando il Sole aveva un’Ascensione Retta di 10 ore, un minuto e 56 secondi, e si trovava nel segno del Leone, la Luna e Marte erano nel segno del Leone, e Mercurio e Venere nel segno della Vergine”.

Traducendo dall’astrologese significa che l’evento sarebbe accaduto il 21 agosto alle otto del mattino, con Sole, Luna e Marte nella costellazione del Cancro e Mercurio e Venere in quella del Leone. L’orario, le otto del mattino, si riferisce al caso in cui l’Ascensione Retta del Sole sia quella reale dell’anno in corso (1968). Per avere un orario più consono a quello reale (ho considerato fosse poco dopo mezzanotte tra il 21 ed il 22 agosto) l’Ascensione Retta dovrebbe esse di quasi quattro minuti maggiore.

Errori analoghi si verificano anche per i valori di Ascensione Retta relativi agli altri omicidi; ma come si vede dalla tabella l’entità è variabile. Ciò fa supporre, in prima istanza, un’interpolazione eseguita con approssimazione e scarsa accuratezza, o per incapacità o per superficialità. Poiché, almeno per certi omicidi, l’orario è determinabile, sebbene con una certa approssimazione, ciò starebbe ad indicare che chi ha compilato la tabella non si è curato di essere preciso al riguardo.

Resterebbe da determinare il significato delle colonne cui non corrisponde alcun omicidio, cioè l’ipotetico omicidio del 1972, e di quello successivo al 1985.

Riguardo al primo, vi è da notare che la parola “may”, qualunque cosa voglia significare, è verosimilmente una parola della lingua inglese, il cui uso è forse volto a ingenerare la convizione che il mittente sia di lingua anglosassone. Se così è, la prima idea che mi viene in mente è che le lettere “ME” vogliano significare “Missing Element”, cioè tassello mancante. Il mittente vorrebbe così sottolineare che in base ai criteri da lui utilizzati per inquadrare gli omicidi, un altro omicidio sarebbe dovuto avvenire, e non è avvenuto, nel 1972. La parola “may” potrebbe significare che sarebbe dovuto avvenire in maggio. Se il delitto non è stato commesso, l’Ascensione Retta del Sole non può ovviamente essere riportata; e nemmeno il segno zodiacale nel quale si sarebbe trovato, che varia con cadenza mensile. Lo stesso vale per il segno zodiacale in cui si sarebbe trovata la Luna; se infatti il Sole completa un intero giro (con tutti i valori di Ascensione Retta da 0h a 24 h) in un anno, la Luna lo fa in ventotto giorni; e sempre, quindi, assumendo tutti i valori da 0h a 24 h nel giro di quattro settimane. Pertanto, il fatto che manchino l’Ascensione Retta del Sole, ed i segni zodiacali in corrispondenza dei quali si troverebbero Sole e Luna, è ciò che ci si aspetta.

Meno logico è invece che manchino i segni in cui si sarebbero trovati Mercurio, Venere e Marte.

E ciò sarebbe meno logico proprio per la presenza dell’ultima riga. Essa sembra voglia dire: “il prossimo delitto avverrà quando la Luna e Mercurio si troveranno nei Gemelli, Venere nel Toro e Marte nell’Ariete”

Sembrerebbe quindi una previsione che il mittente farebbe sulla base delle configurazioni planetarie. La tabella sembra non contenere alcuna chiave sulla base della quale si possa fare una simile previsione; non sembrano esservi relazioni logico-matematiche tra i simboli zodiacali in quelle posizioni.

Ma, quand’anche tale relazione esistesse, come mai il mittente non ha trascritto le posizioni planetarie relative al “Missing Element”? Tanto più che sarebbe stato in grado di individuare addirittura l’anno (1972). Pertanto, ho interpretato la parola “may” come fosse “maggio”, ritenendo che l’autore della missiva volesse significare che l’omicidio mai commesso sarebbe dovuto avvenire in maggio. Venere e Marte nel maggio del 1972 erano nella costellazione dei Gemelli, quindi ho aggiunto in rosso i simboli del Cancro nella tabella.
(NdR/A: il Sole, in maggio, passa dalla costellazione del Toro a quella del Gemelli ovvero, in termini "astrologici", dal segno dei Gemelli a quello del Cancro. Per cui, se un evento deve accadere "a maggio" di un certo anno, non é possibile inserire il segno zodiacale nel quale si trovi il Sole se non si ha un'idea riguardo al periodo di maggio nel quale tale evento dovrebbe avvenire. In effetti, nei primi dieci giorni di maggio Venere e Marte sarebbero stati al confine tra Toro e Gemelli, quindi in senso "astrologico" ancora nel segno dei Gemelli. Tutto ciò sarebbe consistente con l'ipotesi che "may" significhi "maggio", non essendovi riportati né Ascensione Retta, né segni nei quali si sarebbero trovati i pianeti. L'inserimento nella tabella dei simboli astrologici del Cancro é stata in realtà una scelta dettata da una frettolosa valutazione, basata su posizioni "medie" dei pianeti, e cioé quelle intorno alla data del 15 del mese; occorre però precisare che se l'intenzione di chi ha compilato la tabella originale fosse stata quella di indicare come l'omicidio sarebbe dovuto avvenire genericamente in qualunque giorno del maggio 1972, il non aver inserito alcun simbolo zodiacale é corretto. Vista così, ad una valutazione più attenta,
ME potrebbe significare Missing Event” piuttosto che Missing Element”)

Un’ipotesi che avevo preso in considerazione è che l’ultima riga, dopo il 1985, in realtà contenesse la configurazione planetaria del 1972. Nel 1972 Marte si sarebbe trovato nel segno dell’Ariete (costellazione dei Pesci) solo ad inizio anno; quando, peraltro, Mercurio e Venere stavano da tutt’altra parte. Non rimane quindi che considerare l’ultima riga come una previsione.

Ho cercato di determinare allora quale sarebbe stato il primo periodo, successivo all’autunno del 1988 (quando giunse la lettera), in cui Mercurio si fosse trovato nei Gemelli, Venere nel Toro e Marte nell’Ariete. Ciò si verifica nel giugno del 1990.

Abbastanza stranamente, è riportato anche il segno zodiacale in cui si sarebbe trovata la Luna, e cioè nei Gemelli. Poiché, come abbiamo visto, la Luna percorre l’intero Zodiaco in ventotto giorno, e cioè permane in un segno per meno di due giorni e mezzo, ciò ci fornirebbe anche il mezzo per individuare la data con l’approssimazione di un giorno. Secondo la previsione, il delitto successivo sarebbe dovuto avvenire intorno (giorno più o giorno meno) al 21 giugno 1990.

Cosa è avvenuto tra il 20 ed il 22 giugno del 1990? Nulla. Almeno per quel che riguarda eventi “Mostruosi”.

La spiegazione più verosimile è pertanto che si trattasse di qualcuno che volesse entrare nella storia e nella Storia, anche se da anonimo. Un mitomane che facesse un po’ parlare di sé, per qualche tempo. Rimarrebbe un mistero il perché abbia inviato la lettera proprio a Vagheggi.

O forse no

UNA SPIEGAZIONE PIU’ ELABORATA

Riepilogando, qualcuno, per motivi strettamente personali, avrebbe voluto mandare una lettera evocando la possibilità che fosse stata inviata dal “Mostro” o da qualcuno vicino a lui, contenente dei calcoli “astronomici” imprecisi ed approssimativi, la dichiarata incapacità di eseguirne di più elaborati (che si evince dalla mancanza di riferimenti astrologici relativi all’ipotetico delitto del 1972), ma volendo mostrare di avere una misteriosa chiave per poter fare delle previsioni, e inserendo nell’ultima riga una previsione che, essendo ovviamente basata sul nulla, avrebbe avuto probabilità di avverarsi vicine allo zero. Inoltre, questa fantomatica chiave gli avrebbe consentito addirittura di individuare il giorno in cui la predizione avrebbe dovuto avverarsi

Per tale individuo, pertanto, il suo protagonismo sarebbe stato “a scadenza”, dove la scadenza sarebbe stata rappresentata dalla data del 22 giugno 1990; una volta che la lettera fosse finita in mano a qualcuno in grado di interpretare astronomicamente l’ultima riga, e trascorso il 22 giugno 1990, l’inconsistenza della sua previsione sarebbe stata palese.

Cioè, i contenuti della lettera avrebbero un’impostazione palesemente assurda e contraddittoria.

Ma questo sarebbe in contrasto con la mia idea secondo la quale le azioni vengono eseguite guidate da una motivazione, per quanto stupida la motivazione e maldestra la conduzione dell’azione possano essere. E’ certo che qui non si possa ricavare l’esistenza di motivazione ed azione meno stupide di quelle che appaiono?

Ho detto che tra il 20 ed il 22 giugno 1990 non accadde nulla. E questo è vero. Tuttavia, qualcosa nel giugno del 1990 accadde: giunse un avviso di garanzia a Pietro Pacciani, già in galera per violenza carnale sulle figlie.

Pietro Pacciani era stato condannato a tre anni di reclusione per violenza carnale, ciò era avvenuto nel marzo del 1988, e sarebbe dovuto rimanere in galera fino al 1991.

Quando venne inviata la lettera a Vagheggi, Pacciani era già in galera, e vi sarebbe stato anche nel 1990, quando la lettera prevedeva un ulteriore omicidio.

Considerato ciò, la “predizione” non è più “vi sarà un omicidio nel giugno del 1990”, ma diviene “vi sarebbe dovuto essere un omicidio nel giugno del 1990, ma questo non si verifica perché l’autore è impossibilitato ad eseguirlo”.

Pertanto, la predizione non si sarebbe avverata, ma solo perché il “Mostro” (Pacciani), era in quel periodo detenuto. Quindi, la lettera potrebbe essere stata scritta nel contesto di un piano (proiettile nell’orto, lettera anonima, etc.) per incastrare Pacciani.

Vista così, il coinvolgimento di Vagheggi avrebbe anch’esso una base razionale.

Vagheggi, prima di lavorare a “La Repubblica”, fu cronista di nera a “La Nazione” di Firenze. Sua è l’intervista a Rotella del 1983. E condivideva interessi con Nino Filastò, il quale già da prima di divenire difensore al processo dei “Compagni di Merende” si interessava alla vicenda del “Mostro” scrivendo anche articoli sull’argomento (fu sua la “scoperta” del fumetto “L’assassino del bisturi”).




Pertanto, Vagheggi rappresentava il personaggio ideale per innescare uno “studio” approfondito dei contenuti della lettera anonima.

Sintetizzando, i contenuti della lettera alludono agli omicidi attribuiti al "Mostro di Firenze", identificandone data ed ora in modo approssimativo con i valori dell'Ascensione Retta solare.
Per ognuno di essi viene riportata una "configurazione astrale" senza fornire alcuna spiegazione riguardo ad essa. Vengono lasciati cronologicamente indeterminati due eventi.
Il primo dei due eventi sarebbe dovuto accadere nel maggio del 1972; e per esso l'anno é specificato in maniera esplicita.
Il secondo dei due eventi sarebbe una previsione relativamente alla quale non viene chiaramente indicata una data, ma implicitamente si fa riferimento ai giorni tra il 20 ed il 22 giugno fel 1990.

In quel periodo, Pietro Pacciani si trovava in galera, per cui é possibile che si voglia significare come il mancato avverarsi della previsione sia dovuto alla sua carcerazione.
Vale la pena notare come tra il 1970 ed il 1973, Pietro Pacciani abbia attraversato un periodo particolarmente duro, sia dal punto di vista economico, sia da quello lavorativo.
Si sarebbe occupato come mezzadro di diversi poderi di tale Cesare Lotti, a Casini, Cintoia, Toiano... Ciò avrebbe comportato delle enormi difficoltà negli spostamenti, cosicché sarebbe stato impossibilitato ad eseguire degli omicidi.

Se i contenuti della lettera puntano implicitamente a Pacciani, é pertanto plausibile che essa potesse far parte del piano che avrebbe compreso il ritrovamento del proiettile inesploso, o dell'asta guidamolla; e l'invio di una tale missiva a Paolo Vagheggi costituiva una delle migliori garanzie che potesse venir presa in considerazione.




“we can only infer it, and can never be directly and immediately aware of it.”

Bertrand Russell


Il Mostro di Firenze Addendum parte 1: sulla scoperta del delitto di Signa ed il suo legame con quello di Rabatta



Why do people read? The answer, as regards the great majority, is: 'They don't.'

Bertrand Russell




Avevo ricevuto per email una richiesta da un Lettore riguardo ai passaggi logici che spiegherebbero il collegamento tra Signa e Rabatta, su come si giunga a poter identificare tale collegamento con eventi accaduti durante la Resistenza, e sul nesso logico che mette in relazione Signa e Rabatta con i delitti successivi.

In realtà, di tutto ciò si era già (più o meno dettagliatamente) parlato qui , ma per qualche motivo la trattazione sembra essere risultata poco chiara a qualche Lettore.

Ciò che invece risulterebbe poco chiaro a me sarebbe l'esatto motivo per il quale ciò che scrivo risulti poco chiaro ad alcuni.

Quando, infatti, una descrizione o un ragionamento vengono svolti in modo sintetico, lasciando al Lettore l'onere dello sviluppo del ragionamento nei suoi dettagli, mi viene imputato di essere poco comprensibile, troppo poco esplicito, e quindi poco chiaro.

Se invece il ragionamento viene sviluppato in maniera esplicita, illustrato nei minimo dettagli, risulterei “prolisso”, difficile da seguire, e quindi poco chiaro.

Pertanto, qualunque tipo di impostazione io decida di dare alla presentazione dei concetti, il risultato non cambia: sono poco chiaro.

In tutto ciò, l'unica cosa che risulterebbe assolutamente chiara a me é allora come questa sia una situazione senza apparente via d'uscita: se non viene detto tutto, non risulta comprensibile perché ciò che viene detto é troppo poco. Se viene detto tutto, non risulta comprensibile perché ciò che viene detto é troppo.




In pratica, se da un lato un ragionamento non viene esplicitato, esso viene bollato come "criptico", se lo é é "prolisso"... ciò che ho cercato, spesso senza successo, é quindi un equilibrio tra la completezza nei dettagli e la sintesi: ma purtroppo non posseggo le capacità comunicative di Fedez o di Khaby Lame. Faccio ciò che posso.




Posto però che ciò che scrivo debba risultare sempre e comunque poco comprensibile, la mia scelta si era, ultimamente orientata più verso la prolissità che verso la sintesi.
Ed intendo qui, preliminarmente, illustrare il motivo alla base di tale scelta, anche se ciò che dirò qui sarà scontato, banale, addirittura lapalissiano; ma, nonostante ciò, sembra sia comunque indispensabile.

Cominciamo con la più banale delle osservazioni: la vicenda del c.d. "Mostro di Firenze" si dipana per più di un trentennio, periodo che, con gli strascichi odierni, supera il mezzo secolo; quindi, riassumere tale vicenda in poche righe é chiaramente impossibile. Credo sia qualcosa di cui qualunque individuo dotato di intelligenza normale si renda immediatamente conto. La voce di Wikipedia, che alla fin fine risulta estremamente stringata (prescindendo, ovviamente, dalla correttezza delle informazioni ivi contenute), consta di più di ventottomilacinquecento parole.

E' evidente, quindi che volendo parlare, anche sinteticamente, dell'intera vicenda e delle sue possibile cause, motivazioni, etc., fornendo anche un minimo di spiegazioni a supporto, ciò non può essere fatto in poche frasi.

Ma a prescindere dalla complessità della vicenda in sé, vi é un altro aspetto, ben più importante.

Poiché tutto ciò che é descritto qui é basata su processi logici, eseguiti passo-passo, se essi fossero ovvi ed immediati, tutti li avrebbero già eseguiti, ed io non avrei avuto motivo di scrivere alcunché.

Se invece finora ciò non é stato fatto, ed io mi trovo a scrivere, é logico che i relativi passi non debbano essere poi così ovvi ed immediati, e quindi debbano venire esplicitati punto per punto; saltare direttamente alle conclusioni non avrebbe senso. Se mi limitassi ad enunciare solo le conclusioni, aggiungerei solo l'ennesimo dogma ad una lungo elenco di posizioni dogmatiche assunte nel corso dell’ultimo mezzo secolo senza adeguata motivazione.

Mi trovo allora a dover dimostrare in qualche modo come la mia posizione abbia delle motivazioni logiche, quando tale posizione, ed il processo logico che ne sta alla base, non hanno precedenti; quindi é lapalissiano che le debba illustrare il ragionamento passo per passo, posto che nessun altro lo ha mai fatto prima. Ed altrettanto lapalissianamente questo richiede spazio, tempo e parole.

D'altra parte, é maturata in me la convinzione che molte persone non leggano con la dovuta attenzione.

Un esempio per tutti (esempio esplicativo, che non riguarda ciò che ho scritto io) può essere costituito da quanto ho letto recentemente su un forum riguardo al fatto che Giuseppe Barranca avesse accompagnato a casa Stefano Mele, che si diceva ammalato, la mattina del 20 agosto 1968. C'era chi asseriva come tale particolare non fosse riportato né nel rapporto Torrisi né nella sentenza Rotella.


Hai perfettamente ragione. Infatti ieri ero da cellulare, adesso sono dal computer e nella documentazione in mio possesso (Rotella e Torrisi) non risulta che GB accompagnò a casa SM il giorno del duplice omicidio. GB è citato, non molto a dire il vero, in Rotella e non è minimamente considerato da Torrisi. Se qualcuno ha dei documenti chiarificatori su questo aspetto del 1968 li condivida


La sentenza Rotella lo riporta a pag. 19. prima pagina del capo II, sez. 2.1.




Ho quindi dedotto che la maggior parte delle persone, in realtà, non leggono con attenzione. "prolissità" o "cripticità" sono semplicemente le motivazioni addotte per giustificare il loro comportamento ed il conseguente risultato. Tuttavia, mi trovo a dover ringraziare sinceramente alcuni di loro; il fatto che essi, dopo aver scritto ogni giorno, da anni, sul medesimo forum, fiumi di parole privi di contenuti sostanziali, definiscano me “prolisso”, riesce sempre a strapparmi un sorriso, anche al termine di una giornata di duro lavoro.

D’altra parte, però, una tale constatazione fa intravedere una soluzione al problema della chiarezza espositiva, apparentemente irrisolvibile.

Nel caso specifico riguardante i post che abbiano la pretesa di descrivere quali passi logici siano stati seguiti relativamente alla vicenda del "Mostro di Firenze", chi non solo non ha avuto la possibilità di eseguire personalmente tali passi in autonomia, ma non ha neanche abbastanza tempo o capacità di attenzione per seguire le parole che detti passi illustrano, é opportuno che lasci spazio ai soli dogmi, ritornando alle attività che ha sempre condotto, e che lo hanno tanto gratificato. Che egli legga questi post é per lui inutile. Allo stesso modo, che egli legga questi post é inutile anche per me; non posso aspettarmi alcun contributo da lui.

In sintesi, posto che alcuni non capiscono se sono "criptico", e non posseggono la necessaria concentrazione mentale per seguire se sono "prolisso", in qualunque modo io scriva, nell'attesa che io riesca a guadagnare la comunicativa di una Chiara Ferragni




l'unica soluzione é che, semplicemente, non leggano, non comincino nemmeno.

Personalmente, non ne avrei nessun danno. Come ho più volte sottolineato, non vendo nulla, non ho banner sul blog, di alcun tipo e non ho canali YouTube da pubblicizzare: vivo egregiamente del mio lavoro. L'unica gratificazione é uno scambio di idee con altre persone, che sia stimolante; e che qui, ovviamente, verrebbe a mancare comunque. La sola differenza per me si concretizzerebbe in una cifra più bassa nel report del monitoraggio degli accessi, cosa di cui ovviamente non potrei nemmeno accorgermi.

D'altra parte, chi trova ostico (o sgradevole, se é per questo) ciò che io scrivo, si eviterebbe una fatica intellettuale inutile... tutti contenti, dunque e si può proseguire.

"Tutte le persone si dividono in 10 categorie: quelle che comprendono la numerazione binaria, e quelle che non la comprendono "


L'ENTITÀ "MOSTRO DI FIRENZE"

Identifichiamo preliminarmente il "Mostro di Firenze" con il suo operato, ma astraiamoci dal considerare l'essenza stessa di esso, la sua struttura costitutiva. Possiamo considerarlo una singola persona, che nel tempo ha avuto le capacità per colpire, trasportando da solo cadaveri, rincorrendo atleti ed accoltellandoli, e prendendosi gioco degli inquirenti, dimostrando insomma delle capacità sia fisiche sia intellettuali ben al di sopra della norma (l'esempio paradigmatico é costituito da Giancarlo Lotti).




Possiamo considerarlo una singola persona, ma diversa nel tempo (come, ad esempio, l'ipotesi "Carlo" di Mario Spezi)




Possiamo considerarlo composto da diverse persone, ma che sono rimaste più o meno le medesime nel corso del tempo, anche se non tutte sempre operanti (come, ad esempio, pensa Carlo Palego).




O, se volete, possiamo considerarle persone sempre diverse, reclutate per l'occasione (come penso io),




e poi magari fatte sparire, se non per altro, almeno per dimostrare una certa serietà, come efficacemente spiega Pazienza




Comunque sia, non ha importanza. La validità del presente ragionamento prescinde dalla reale costituzione del "Mostro di Firenze"; quindi, consideriamolo genericamente come "entità".




Osserviamo anche che l'entità sembra non avere il benché minimo interesse ad accreditare sé stessa come "Mostro di Firenze". La dizione "Mostro di Firenze" é un'espressione giornalistica coniata essenzialmente da Cecioni, Macconi e Spezi dopo l'evento di Calenzano.




E' stata fatta propria dagli altri giornalisti, e da lì entrata nel linguaggio comune, come spesso avviene per le invenzioni linguistiche o di costume dei giornalisti (pazienza, é la vita), ed anche quello degli inquirenti, contrariamente a come sono andate le cose nel caso di serial killer singoli (come ad esempio Zodiac o Jack the Ripper), che hanno in qualche modo sollecitato la diffusione dei loro "soprannomi". L'entità invece non ha mai aderito a questa convenzione, non si é mai piegata al linguaggio giornalistico. A quanto ne sappia io, esiste una sola eccezione a questo, ed é la seconda telefonata che ricevette Lorenzo Allegranti




poco dopo l'evento di Baccaiano. L'Allegranti racconta di aver ricevuto una telefonata da parte di qualcuno che, in perfetto italiano, sebbene con l'accento toscano, si qualificava come appartenente alla Procura, chiedendo precisi chiarimenti sulle dichiarazioni rilasciate riguardo allo stato del Mainardi (!). L'Allegranti, che forse sarà stato poco colto ma era sicuramente molto intelligente, replicava affermando che avrebbe certamente risposto a tutte le domande una volta convocato in Procura, ma non l'avrebbe di certo fatto per telefono,e chiudeva la comunicazione. Il telefono squillava nuovamente e la medesima voce stavolta si qualificava come "il Mostro", intimandogli di rispondere. Logica vuole che l'entità, non avendo potuto ottenere le informazioni con l'inganno, abbia cercato di avvalersi dell'immagine del "Mostro" per intimorire l'Allegranti nel tentativo di carpirgli le informazioni che gli servivano.

Ma all'infuori di un tale uso strumentale del termine "Mostro", l'entità non ha mai ritenuto di doversi porre in tale veste.

Quindi abbiamo un'entità di cui non conosciamo la reale costituzione, ma di cui abbiamo evidenza solo dalle manifestazioni, staccate e discontinue nel tempo, nello spazio e nelle modalità, e che riusciamo a connettere, a ricondurre tutte all'entità unicamente attraverso i reperti balistici, che costituiscono l'unico elemento comune obiettivo

Anche riguardo alla reale origine di tali reperti non abbiamo alcuna informazione. I più credono che derivino da un'unica pistola semiautomatica, usata sul luogo di ogni delitto per aggredire le vittime, e peraltro tenuta ben nascosta, utilizzata unicamente per gli omicidi del “Mostro”. Altri suppongono che possano essere state usate altre armi, ed i bossoli riguardino una di esse. Io sarei più propenso a ritenere che venga usato un revolver, sempre lo stesso, e che i bossoli siano stati esplosi tutti in un'unica soluzione e conservati, e che alcuni di essi siano stati lasciati sul luogo nei vari episodi.




Ma anche qui, quale sia la reale sostanza dei fatti risulta, ai fini del presente ragionamento, irrilevante. Ciò che riveste reale importanza é che, comunque stiano le cose, i reperti debbano essere rimasti, in una forma o nell'altra, nella disponibilità dell'entità, ed usati in ogni episodio.

Se le cose dovessero stare come io ritengo, l'entità avrebbe avuto nelle sue disponibilità il revolver ed una scorta di bossoli già esplosi per almeno undici anni; se dovessero stare come ritengono i fautori dell'uso della Beretta ben nascosta, l'entità avrebbe avuto la Beretta e le munizioni inesplose nelle sue disponibilità per almeno undici anni.

In un caso o nell'altro, la sostanza non cambia: i reperti balistici, comunque generati




devono avere un'origine (acquisizione dell'arma oppure esplosione preventiva di tutti i bossoli ed acquisizione del revolver) anteriore al delitto di Rabatta.

Poiché i reperti balistici costituiscono l'unico legame tra le varie manifestazioni dell'entità, e la loro genesi é antecedente al primo delitto, va da sé che anche la genesi dell'entità deve essere antecedente o al più contemporanea al delitto di Rabatta. Le altre manifestazioni, successive, dell'entità si sono aggiunte alla precedenti, ed ogni nuovo episodio si é automaticamente posto in relazione con gli altri.




Per fissare le idee, al'epoca del delitto di Vicchio, quello degli Scopeti non era ancora stato commesso, mentre il delitto di Vicchio si poneva in relazione con tutti gli altri. Non appena il delitto degli Scopeti ha avuto luogo, esso ha "guadagnato" istantaneamente una relazione con Rabatta, Scandicci, Calenzano, Baccaiano, Giogoli e Vicchio.




Probabilmente penserai, Lettore, che stia dicendo delle insopportabili ovvietà. Se Tu, Lettore, dovessi avere più di quarantacinque anni, forse ricorderai il programma RAI "Quelli della notte", in cui Massimo Catalano




si distingueva per enunciare delle frasi dal contenuto assolutamente lapalissiano, per cui venne coniato il termine "catalanate".

Ecco, io starei, per l'appunto, dicendo catalanate. E' vero. Ma é altrettanto vero come talvolta accada che nel tentativo di scrutare attentamente l'orizzonte, non riusciamo più a mettere a fuoco la punta del nostro naso... pertanto procediamo.

Al delitto di Signa si applicano concetti analoghi. E' stato tirato dentro sulla base di una segnalazione anonima (con buona pace del giudice Rotella - non é chiaro perché debba essere Rotella a dire la verità e tutti gli altri a mentire, Tricomi in primis) , che con ogni probabilità é venuta dall'entità o da qualcuno ad essa vicino; comunque da qualcuno che conosceva benissimo l'argomento, molto meglio di quanto non potesse conoscerlo il "maresciallo Fiori", il quale non ha mai partecipato alle indagini del delitto di Signa, né mai visto i reperti balistici. Nonostante le dichiarazioni rilasciate per iscritto.




Anche qui, c'é chi ritiene che la segnalazione abbia solo evidenziato una condizione, peraltro assolutamente anomala ed illegale, consistente nella presenza nel fascicolo processuale del delitto di Signa dei reperti balistici e comprovanti l'uso della stessa arma usata poi dall'entità. C'é chi ritiene che essi vi siano stati inseriti apposta per simulare l'uso della stessa arma, e chi invece ritiene si sia trattato di una negligenza. Ma anche in questo caso, il risultato pratico non cambia: la "scoperta" denota comunque un legame tra il delitto di Signa e l'entità.

Se dovesse essersi verificato che sia stato in effetti il maresciallo Fiori, per una rara forma di capacità paranormale (non avendo mai lavorato al caso, e men che meno esaminato i reperti all'epoca - parrebbe che alla data del delitto fosse addirittura in ferie), a "ricordare" come i reperti di Signa fossero gli stessi, ed i reperti rimasero nel fascicolo anziché stare all'Ufficio Corpi di Reato, il legame sarebbe evidente.

Ma quand'anche l'entità avesse inserito artatamente i reperti all'interno del fascicolo allo scopo di "tirare dentro" un delitto che non aveva alcuna attinenza con gli altri, perché proprio Signa?

Sebbene la descrizione che fa Zuntini dei reperti sia incompatibile con le risultanze degli esami dei reperti rinvenuti nel fascicolo, nella perizia si parla comunque del calibro della pistola, e della "H" stampigliata sul fondello dei bossoli. Il delitto da "tirare dentro" non poteva essere scelto a caso, ma la scelta doveva cadere su un omicidio commesso con una calibro 22, ed usando cartucce Winchester. Quindi, chi avrebbe inserito i reperti doveva, evidentemente, saperlo; non poteva certo inserire i reperti in un fascicolo a casaccio, che magari conteneva la documentazione concernente un delitto commesso, ad esempio, con una calibro 9 che aveva sparato cartucce Fiocchi.




Di conseguenza esiste necessariamente un nesso tra Signa e l'entità, qualunque esso possa essere. Le differenti modalità con le quali i reperti possano essere giunti all'interno del fascicolo potrebbero variare, al più, la natura del legame; ma che una qualche forma di legame debba necessariamente esistere é indubbio. Anche di questo si era parlato qui

Siamo così giunti al completamento della "catalanata": l'entità "Mostro di Firenze", preesistente all'evento di Rabatta, si appalesa attraverso sette duplici omicidi, tutti in relazione tra loro, ed esiste una relazione anche tra l'entità e l'omicidio di Signa. Ergo, esiste una relazione tra i singoli omicidi da Rabatta in poi, e l'omicidio di Signa.

La catalanata é però divenuta tale soltanto oggi, perché l'esistenza di una relazione tra questi omicidi, e solo tra questi (con buona pace dei fautori dei "delitti collaterali") si è resa evidente solo quando il tempo trascorso ci ha fatto capire che con Scopeti la serie era terminata, mentre siamo venuti a conoscenza del legame tra l'entità e Signa solo quando il Tricomi si é attivato, ovverossia dopo Baccaiano.




Prima, ai tempi, poniamo, di Scandicci, nessuno poteva avere idea di quali sarebbero state le manifestazioni future dell'entità, e men che meno della loro relazione con Signa. Eppure, ripeto, tale relazione doveva già necessariamente esistere.

Ora, ripeschiamo da questo post la figura che (proprio per questo) era stata descritta: L'Ipotetico Investigatore.



ANCORA L'IPOTETICO INVESTIGATORE

Il ricorso all'"Ipotetico Investigatore", al di là della validità o meno della trovata, é uno stratagemma logico. Serve per sfrondare l'episodio di Rabatta da tutte quelle successive sovrapposizioni rappresentate dai delitti successivi, i quali, più che costituire ulteriori contributi alla comprensione, introducono invece una miriade di elementi che complicano notevolmente il quadro qualora si volesse tenerne conto.




Un po' come se si pretendesse di spiegare gli accadimenti di Tangentopoli includendo l'intera storia dell'IDV o collegare la costruzione di Milano 2 alla caduta del governo Berlusconi IV.




Sebbene i protagonisti possano essere gli stessi, l'introduzione di numerosi elementi comuni ai protagonisti ma non attinenti ai singoli episodi complicherebbe solo il quadro rendendolo incomprensibile, creando interrelazioni non attinenti. Lo stesso principio varrebbe se volessimo mettere in relazione l'episodio di Signa con tutti gli omicidi seguenti: una gran confusione




Con l'espediente dell'Ipotetico Investigatore, riduciamo il numero dei parametri tra i quali dobbiamo trovare le interrelazioni, ma nella consapevolezza che esse comunque esistano e siano valide. Allora, come già nel post su Rabatta, con un salto a ritroso nel tempo, portiamoci nell'autunno del 1974, fingendo di essere degli investigatori che hanno avuto l'incarico di indagare sul duplice omicidio del 14 settembre ultimo scorso




ma, differentemente da quanto sarebbe accaduto all'Ipotetico Investigatore, qualcuno, in grado di viaggiare a ritroso nel tempo provenendo dall'epoca attuale




ci avrebbe fornito un'informazione che allora, da soli, non avremmo mai potuto ottenere, ma della quale siamo assolutamente sicuri: esiste un qualche tipo di legame tra l'omicidio sul quale stiamo indagando, ed un altro duplice omicidio avvenuto sei anni prima a Lastra a Signa. E ci avrebbe anche reso edotti sul fatto che le manifestazioni dell’entità restano strettamente confinate alla regione Toscana.

Sul tavolo abbiamo allora solo i due fascicoli, contenenti i rapporti di polizia giudiziaria, le perizie autoptiche, le foto, le testimonianze... e dobbiamo trovare in cosa risieda il legame tra i due duplici omicidi, che ripeto, sappiamo certamente esistere.




Nel primo fascicolo sono contenuti il rapporto Matassino, il verbale di Caponnetto, le testimonanze ai processi, la perizia Zuntini... nell'altro il rapporto di Dell'Amico, le testimonianze, l'altra perizia Zuntini..,

La prima cosa che potremmo fare sarebbe quella di confrontare vittime e modalità di esecuzione dei due delitti, per vedere dove possano stare le analogie, le similitudini, ed ipotizzare in base ad essi la possibile natura del legame.




L'omicidio sul quale stiamo indagando riguarda due ragazzini che stanno insieme da poco, che sono in qualche modo proiettati verso il futuro; vengono aggrediti con un'arma da fuoco, perfettamente identificabile in una calibro 22 Beretta serie 70, ma poi uccisi a coltellate, in una maniera brutale e senza un apparente motivo. Al cadavere della povera piccola viene riservato un trattamento ancor più disumano; vengono inoltre asportati degli oggetti senza valore, che verranno fatti ritrovare successivamente, e delle operazioni apparentemente prive di senso vengono condotte sulla scena del delitto. I tentativi di individuare potenziali colpevoli sono infine tutti stati frustrati.




L'omicidio con il quale dobbiamo stabilire una relazione riguarda invece due amanti sulla trentina, ambedue sposati e con figli, e con il figlio di lei in automobile. Vengono uccisi a colpi di arma da fuoco, una calibro 22 vecchia, usurata, e di cui marca e modello non sono identificabili. Il bambino viene, con atteggiamento umano, salvato, pur essendo un potenziale testimone. Apparentemente nulla viene asportato. Vi é addirittura un reo confesso, la cui colpevolezza sarebbe sancita da una sentenza giunta al terzo grado di giudizio.




Guardando i due crimini da questo punto di vista, essi, all'infuori di essere stati compiuti su soggetti appartati in zona isolata (con ogni probabilità, se si fossero "appartati" in una piazza affollata non sarebbero stati aggrediti) e dell'uso di cartucce calibro 22 L.R. non hanno nulla in comune. Assolutamente nulla.

Diversa la fascia di età della vittima maschile




Diversa la fascia di età della vittima femminile




Diverso lo stile di vita della vittima maschile




Diverso lo stile di vita della vittima femminile




Diversa l'arma da fuoco




Diverse le modalità dell'azione omicidiaria




Diverso il trattamento riservato alla vittima maschile




Diverso il trattamento riservato alla vittima femminile




Diverse le ipotesi investigative sugli autori, e la relativa evoluzione delle indagini in base ad esse




Quindi, diverse le vittime diverse le modalità, diverse le armi...nessun nesso, nessun collegamento, nessuna analogia... niente.

Eppure, sappiamo con certezza che il nesso deve esistere.

La prima constatazione che possiamo fare, quindi, e che é anch'essa, in fondo, una "catalanata", é che se in apparenza non vi é alcun nesso, il nesso deve essere inapparente. E' occulto. Deve stare "dietro" le due vicende. Da cui la necessità del ricorso alla "dietrologia", reso indispensabile dal palese fallimento della "davantologia". Questo, beninteso, senza che ciò voglia significare trame occulte o fantasiose, l'intervento degli alieni... ma neppure deve essere una spiegazione assolutamente gratuita purché "forzatamente non-dietrologica", cioè l'ipotesi, indimostrabile ed indimostrata di un singolo individuo (che non si sa chi sia) che mosso da una patologia (che non si sa quale sia), uccida delle persone, in maniera assolutamente dissimile, senza un motivo plausibile (che non si sa quale sia).

Logica vorrebbe che le persone intelligenti, anche molto malvagie ma intelligenti, compiano delle azioni per un motivo; e tale motivo dovrebbe essere tanto più "forte" e valido quanto più l'azione sia rischiosa, impegnativa sul piano fisico, sul piano organizzativo, ed anche su quello morale.

Quindi, noi, nei panni dell'Ipotetico Investigatore, dovremmo cercare questo motivo occulto, sconosciuto, almeno prima di ipotizzare altrettanto sconosciuti esecutori, affetti da una malattia sconosciuta anch'essa, e che quindi eseguano azioni di tale portata senza alcun motivo.

Qualunque persona di buonsenso farebbe questo e non altro.

Da dove cominciare? Le uniche persone coinvolte con assoluta certezza nei due episodi sono evidentemente le vittime.

Tuttavia, nessuna relazione diretta tra esse può esistere. Se non per altro, almeno per motivi meramente anagrafici. Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore, alla data del delitto di Signa avevano compiuto da poco, rispettivamente, 12 e 13 anni; qualunque sia stata la motivazione per la quale Barbara Locci ed Antonio Lo Bianco siano stati uccisi, estenderla direttamente a due dodici/tredicenni appare assolutamente irrealistico.

E' quindi inevitabile, qualora si voglia cercare le connessioni tra le vittime, cercare di rilevare collegamenti tra le vittime di Signa, e qualcuno in stretto contatto con le vittime di Rabatta, ma di età maggiore, e cioè i congiunti. E' infatti improbabile che i due ragazzi potessero avere stretto contatti con persone di età maggiore, implicate in affari così poco limpidi da richiedere un delitto tanto efferato

Una serie di fortuite combinazioni, vuole che la famiglia Gentilcore sia di origine campana




mentre noi a posteriori sappiamo che le manifestazioni dell'entità non sono mai uscite dai confini della Toscana), e che Stefania Pettini sia figlia unica. Volendo allora considerare degli adulti che abbiano un radicato legame con la Toscana, ciò restringe il campo essenzialmente ai genitori di Stefania. E se tra i due genitori c'é qualcuno che ha una storia di contatti con altre persone, questo é il padre, Andrea Pettini, mentre Bruna Bonini é sempre stata una persona concreta e schiva, che si é data (molto) da fare quando se ne é presentata la necessità. I contatti documentabili di Andrea Pettini fanno capo alla Resistenza; dopo di ciò, Andrea Pettini ha fatto l'operaio, ed era anche, in qualche misura, alcolista.

Ciò ovviamente non esclude totalmente la possibilità che Andrea Pettini possa avere avuto altri contatti con altre persone, nel dopoguerra, e che tali contatti si svolgessero in contesti torbidi o delinquenziali ( ma neanche che Bruna Bonini potesse essere la corrispondente toscana dei narcotrafficanti colombiani, se é per questo); ma se Andrea Pettini si fosse trovato coinvolto in situazioni al di là della legalità, e non avesse potuto farvi fronte, la vittima sarebbe stata lui, e non la figlia, ed in quel modo. Ma quand'anche un'azione così brutale fosse stata eseguita per colpirlo, la reazione da parte di un individuo che aveva subito una perdita irreparabile sarebbe stata la vendetta, o eseguita personalmente, o facendo ricorso alla giustizia; in altri termini, avrebbe almeno denunciato, considerato che non aveva più nulla da perdere. Invece, Andrea Pettini, dopo aver appreso ciò che era accaduto, non si occupò più in alcun modo della faccenda. Fu lui, insieme a Vincenzo Gentilcore, a recarsi ai Carabinieri per sollecitare una ricerca, ma dopo averne conosciuto l'esito, sparì da questa vicenda demandando alla moglie ogni ulteriore azione.

Ciò che se ne può trarre é che esisteva un problema per il quale la morte di Andrea Pettini non avrebbe risolto il problema, qualunque esso fosse, mentre la morte violenta, di una violenza truculenta, della figlia avrebbe rappresentato la risoluzione del problema; da tutto ciò ne discende direttamente che altre persone dovessero trovarsi coinvolte in questa situazione. Così non fosse stato, sarebbe "semplicemente" morto Andrea Pettini.

In assenza di indagini in questa direzione, che ai tempi gli investigatori reali avrebbero potuto condurre, ma che non possono essere condotte adesso dall'Ipotetico Investigatore, non é possibile procedere oltre. Non possiamo avere contezza, diretta, riguardo all'esatta natura del problema; il ragionamento può ipotizzare la logica alla base dei passaggi, ma non anche le sue motivazioni. Tuttavia, gli unici contatti significativi di Andrea Pettini con un'"associazione" di persone, di cui abbiamo un'evidenza restano comunque solo quelli relativi al periodo della Resistenza.




L'unico ulteriore passaggio che si può compiere é quello di considerare le vittime dell'altro omicidio, quello di Signa. Al riguardo, le valutazioni sarebbero state già fatte, ma le reitererò qui, anche perché sono anch'esse risultate poco chiare.

L'uccisione della Locci con colpevole Stefano Mele non avrebbe giovato a nessuno. Oltre (catalanamente) a non giovare alla Locci stessa, non avrebbe giovato a Stefano Mele, che, in quanto assassino, non avrebbe potuto riscuotere il denaro della polizza assicurativa; denaro che in galera non soltanto non avrebbe ovviamente potuto spendere, ma che, una volta riconosciuto colpevole, non avrebbe potuto nemmeno passare a Natalino. Non avrebbe giovato a Natalino stesso, che si sarebbe trovato in un sol colpo povero ed orfano di entrambi i genitori. Non avrebbe giovato ai Vinci, che avrebbero perso il giocattolo. Non avrebbe giovato ai parenti di Stefano Mele, che si sarebbero trovati nella necessità, bene o male, di dover provvedere a Natalino. Quindi, il rischio connesso al duplice omicidio in cambio di che?

Allora, si sarebbe chiesto Seneca: cui prodest? Apparentemente, anche la morte di Lo Bianco non sarebbe stata di vantaggio per nessuno; però, il Lo Bianco aveva parlato alla moglie della possibilità di un arricchimento illecito (che fosse proprio "illecito" non era stato esplicitamente dichiarato, ma a meno che non volessero nominarlo Amministratore Delegato di una grande società, non é che ci fossero poi così tante possibilità, per uno come lui...), e gli arricchimenti illeciti costituiscono da sempre un vantaggio, ma solitamente a danno di qualche altro.

Quindi va da sé che questo qualche altro che si trovi nella posizione di poter subire un danno, ha comunque un vantaggio nell'eliminare chi lo danneggia; e se si sta parlando di qualcosa di illecito, il metodo scelto per l'eliminazione risulta di solito altrettanto illecito.

La notte dell'omicidio, i cadaveri e l'automobile del Lo Bianco vennero frugati, perquisiti. Questo si ricava inequivocabilmente da una serie di reperti, la cui descrizione é dettagliatamente fornita nel relativo post, e dal fatto che si ritardò volontariamente la scoperta del delitto accompagnando Natalino presso una casa a due chilometri di distanza anziché a quella, in direzione opposta, a duecentocinquanta metri.

Qualcosa che può essere portato addosso o custodito nel bauletto del cruscotto é un oggetto "fisico" molto piccolo o un incartamento (uno o più documenti); un'arma di ricatto ha molte più probabilità di essere costituita dal secondo che dal primo.

Pertanto, se ciò con cui il Lo Bianco intendeva esercitare il suo potere era un documento, e questo ha causato la morte non solo sua, ma anche di Stefania Pettini, la cosa più logica é che il documento riguardasse accadimenti relativi alla Resistenza, ed avvenuti in Toscana. Una ricerca cronologica che metta in relazione le date relative agli eventi che costituiscono l'entità, ed eventi relativi alla Resistenza, ha condotto alla ricostruzione descritta appunto nel post precedente.

Questo é ciò che, almeno, la logica indica; se poi sia anche "dietro-logica" ce ne faremo una ragione.

Rimane il fatto che se qualcuno vuole continuare a considerare la "spiegazione" del "Mostro" singolo che non si sa chi sia, né perché faccia ciò, né perché con questa cadenza, né dove si sia procurato l'arma... be' evidenze di ciò non ce n'é, quindi il presunto protagonista di tale dogma resta in secondo piano, "dietro", insomma, senza che nulla di esso sia mai stato conosciuto. Ambedue le spiegazioni non sono palesi, e riguardano qualcuno o qualcosa che sta, comunque, "dietro". Ma mentre la prima spiegazione oltre ad essere "dietro" é anche "logica", la seconda é sempre dietro ma non ha né capo né coda. Non ha logica. Ed una spiegazione "dietrologica" a me appare sempre migliore che una "dietroillogica".

Resta inteso che ognuno rimane libero di credere a ciò che vuole, anche contro ogni evidenza logica. Io sono liberissimo di ritenere che gli asini volino perché me lo ha detto "mio cuggino". Anzi, sono certo che gli asini volino perché quello di "mio cuggino" vola che é una meraviglia



me lo ha detto lui, e me lo ha giurato sulla vita di mia zia, quindi deve essere vero... Hanno trovato un asino in un terreno chiuso, completamente recintato, inaccessibile agli asini. Il proprietario del terreno dimora a più di cinquanta chilometri da lì.




Qualcuno, stupidamente, sospetta che l'asino sia stato portato lì a bella posta, aprendo e poi richiudendo accuratamente il recinto, magari per accusare il proprietario del terreno di abigeato. Stupidi che vedono complotti dappertutto, e che chiamano sempre in causa fantomatiche vendette e ritorsioni. La verità é molto più semplice: l'asino é giunto nel recinto scendendo dall'alto; perché scomodare meccanismi complicati, immaginando un complotto di cui il proprietario del terreno sarebbe vittima?




Infatti, l'asino somiglia a quello di "mio cuggino"




che, com'é noto, vola benissimo. Quindi, volava, ed é atterrato all'interno del recinto.

Così, ribadisco, ognuno é nel pieno diritto di credere a ciò che vuole, anche che gli asini volino. Ma spacciare l'aerodinamica degli asini per Ingegneria Aerospaziale, é disonestà intellettuale





IL SIGNIFICATO DELLA SCOPERTA DEI REPERTI ALL'INTERNO DEL FASCICOLO DI SIGNA

Questo sembrerebbe essere un altro aspetto peculiare della vicenda, il cui significato non sono stato in grado di rendere con sufficienti chiarezza e linearità.

Nel tentativo di risultare più chiaro, farò ricorso ad un esempio.

Immaginiamo che io sia un dirigente di un Ente pubblico che si occupa di aspetti che hanno delle notevoli implicazioni di natura economica, quali possono essere ad esempio appalti, concessioni, etc.; per quanto elevato il ruolo che io possa rivestire nella scala gerarchica, ci sarà comunque qualcuno al di sopra di me che dovrà vigilare sulla correttezza del mio operato

Ammettiamo adesso che io commetta delle grosse irregolarità nel mio lavoro, e che ricorra ad una serie di espedienti per cercare di nasconderle,e che, alla fine, riesca a mascherare perfettamente i miei illeciti.




Ammettiamo ancora che io reiteri tale comportamento, fin quando qualcuno si renda conto di come certe cose non sembrino andare come dovrebbero,




ed inizi ad indagare per cercare di scoprire chi stia commettendo le irregolarità.




A questo punto, Lettore, quale sarebbe, secondo logica, il mio comportamento? Cercherei di rimanere il più possibile nell'ombra




oppure focalizzerei l'attenzione di chi sta indagando anche sugli eventi pregressi, che avevo mascherato così bene, in modo che divenga più facile risalire a me?




Sarebbe ragionevole pensare che io possa inviare qualunque forma di comunicazione anonima che faccia emergere anche le irregolarità sulle prime operazioni riguardo alle quali ero riuscito a farla franca? E qualcosa che Ti sembra logico?




Allora, se Tu sapessi che io abbia comunque inviato una qualunque forma di suggerimento anonimo al mio diretto superiore/controllore, cosa penseresti? Quale spiegazione logica ti daresti?

Perché, vedi Lettore, se io fossi affetto da qualche forma di masochismo, o da una personalità narcisistica talmente spiccata da sacrificare persino la mia incolumità pur di fare emergere il mio ego smisurato, mi autodenuncerei 




(azione che in qualche modo tentarono di indurre Abraham e Perugini). O in qualche modo affronterei il mio superiore/controllore che vedo come un antagonista da battere, rivelandogli cosa ho fatto per dimostrargli quanto lui sia stupido, ed io intelligente. Come, d'altra parte, fanno solitamente i serial killer




Se invece io volessi semplicemente continuare a fare ciò che sto facendo, per qualunque motivo lo stia facendo, eviterei di sollevare un polverone, rimettendo sul tavolo da gioco una problematica che era defitivamente risolta, ed a mio totale vantaggio. Tanto più che un tale risultato era stato conseguito dopo tempo, e con un notevole impegno.




Ma se io compissi un'azione così sconsiderata come quella di riaprire una quesione definitivamente chiusa e riguardo alla quale ero riuscito, con espedienti e sotterfugi, a farla franca, delle due l'una: o sono un perfetto imbecille




oppure intendo focalizzare l'attenzione sulla questione in se', e non sull'autore di essa (su di me, nel caso specifico).




Ad esempio, nelle pieghe delle irregolarità commesse potrebbe celarsi l'operato di qualche altro che voglio danneggiare. Potrebbe esserci stati dei vantaggi per un'organizzazione criminale, mafiosa, che non ho il coraggio di denunciare direttamente (cosa che, tra l'altro mi danneggerebbe), ma preferisco che a tale organizzazione si giunga attraverso le indagini dell'autorità giudiziaria.




Riesci adesso, Lettore, a cogliere l'analogia? Dopo il duplice omicidio di Signa, la faccenda era morta e sepolta. Era stato Stefano Mele ad uccidere. Ed il vero o i veri autori l'avevano fatta franca. Perché rimettere tutto in discussione? Perché rovinare, dopo più di dieci anni, un lavoro che era stato particolarmente difficile e laborioso?

Perché il "Mostro" voleva "intestarsi il delitto"? Ed allora, perché ha aspettato tanto? Ma, soprattutto, perché non ha mai risposto agli appelli di Abraham o di Perugini con segnali inequivocabili, come fanno tutti i serial killer?

Il "Mostro" in realtà non ha mai comunicato, né ha inteso rendersi protagonista all'infuori degli episodi strettamente delittuosi. Ha inviato solo una missiva che non conteneva una sola parola, e che formalmente e sostanzialmente era un messaggio per Silvia Della Monica, messaggio che la stessa Della Monica ha perfettamente compreso. E basta. Chi vorrebbe che il "Mostro" fosse "Zodiac", non si accorge della differenza di comunicatività? Zodiac che scriveva presentandosi come tale




e addirittura minacciava di uccidere se non fossero stati pubblicati i dettagli dei suoi messaggi?




come d'altra parte fa ogni mostro che si rispetti, da che mondo é mondo.. Invece, come già sottolineato più sopra, il "Mostro" non ha mai minimamente mostrato di volersi accreditare come tale; cosa mai avrebbe dovuto "intestarsi"?

Ma a proposito delle missive del "Mostro"…




The question is how to arrive at your opinions and not what your opinions are.

Bertrand Russell